L'appassionante
storia d'amore tra Virginia Basco e Francesco De Sanctis
vissuta
nell'Italia post risorgimentale di fine ottocento.
Liberamente
tratto dal libro
"Mazzè
memorie della mia terra"
di
Francesco Mondino
Una villa,
che sembra riflettere ancora
oggi gli aspetti di una antica nostalgica opulenza è
Situata sul
è immersa nel
accanto ai vecchi casolari
apparteneva alla famiglia Basco
Una loro
figlia
Virginia
andò sposa al conte Riccardi di Lantosca
Virginia
visse un'intensa e appassionante
storia d'amore con
l'insigne letterato napoletano, nato a Morra Irpina (Avellino) nel 1817 e morto
a Napoli nel 1883
critico e patriota, autore tra l'altro della fondamentale
seppur discussa
dalle cui pagine
affiora, riflessa la vita politica e civile dell'epoca
Virginia Basco di Mazzè
fu allieva
prediletta e stimata del De Sanctis
Tra i due nacque un amore impossibile,
tanto che il Maestro sperò inutilmente di
farla sposa
Una continua e appassionata corrispondenza epistolare,
Ebbero modo di
frequentarsi,
fin quando il De Sanctis,
esule a Torino,
insegnava presso l'istituto
femminile della signora Elliot,
e impartiva lezioni private alla marchesina
Anche dopo il matrimonio della giovane allieva con il conte
Enrico Riccardi
di Lantosca,
il "professore" continuò ad avere sempre teneri
rapporti con Virginia
Le scriveva ancora, dopo la delusione:
"Purtroppo è vero, mia Virginia.
Il cielo non aveva destinato che noi vivessimo insieme
e mi hanno lasciato lontano
da te e da tutti i miei cari.
Parlami dei tuoi studi.
Che cosa pensi di fare
in quest'anno?
Ordina le tue ore in modo che ti avanzi tempo per provvedere
alla tua salute,
e talora,
volgendoti dalla parte di Caluso,
ricordati che di
là un giorno
passava un tale
Ancora qualche mese prima di morire
(12-5-1883),
il Maestro le scriveva poche parole :
"Cara Virginia.
Dopo tre anni di
lotte e di travagli finalmente ho acquistato l'uso degli occhi.
Tu mi hai dimenticato
e mi hai lasciato solo in mezzo ai miei mali.
Ma che fare?
Sei sempre Virginia,
dagli occhi dolci e dal sorriso intelligente,
e mi ricordo di te e ti chiamo
.
Lunedì sarò a Roma.
Chi sa che non ci possiamo vedere.
Sarà per me una gioia.
Francesco De Sanctis morirà il
29 dicembre di quell'anno.
Lasciamolo dire alla penna di
Luigi
Maria Marino De Sanctis,
nipote del grande Maestro:
"Sovente
il mio pensiero corre
alla vicina
Mazzè,
ove la contessa Basco-Riccardi
profuse la sua grande
bontà d'animo
sia verso ospiti illustri,
come pure per la popolazione
di
Mazzè Canavese.
La pietà religiosa di questa nobile donna,
si manifestava nella fede
e nell'abbandono alla volontà divina,
tanto
che negli ultimi anni di vita
ad ogni aggravamento della salute
rinnovava l'offerta
della vita".
La
intercorsa fra
e
la contessa
Basco-Riccardi
fu ricercata da
che la raccolse
in una pubblicazione intitolata
"Lettere a Virginia"
Nel 1914
il filosofo
dopo aver fatto pervenire alla
contessa Virginia,
tramite
una comune amica,
una lettera con la quale esprimeva
"… il desiderio
di ottenere copia delle lettere del De Sanctis che ella serbava".
E continua
il Croce,
"…Fui invitato nel settembre alla sua
villa di Mazzè Canavese,
e ricevetti da lei premurose accoglienze.
E subito ella cavò da una cassetta
e mi porse le lettere del Maestro,
legate con nastrini di seta celeste scoloriti dagli anni;
e parecchie ne leggemmo
insieme,
sottolineate durante la lettura dal suo sorriso
(particolarmente nei
luoghi in cui si toccava di sue ambizioni letterarie);
e tutto mi permise di
portare con me,
per copiarle a mio agio
per la pubblicazione che preparavo.
Volle la buona signora,
già travagliata da grave infermità,
accompagnarmi
in giro
e poiché un congiunto mi aveva bisbigliato all'orecchio,
che ella,
per esercitare i doveri
dell'ospitalità,
andava sovente oltre le sue forze,
mi toccò adoperare
una industria
per ricondurla alle sue stanze
e continuare solo col suo congiunto
che ella voleva
che io facessi".
"Per il De Sanctis
-scrive ancora
il nipote Luigi Maria Marino-
la contessa Riccardi di Lantosca
fu per lui sempre
la "Virginia" e,
quale che fosse il grado sociale che ella tenne,
con questo nome
ospitò ancora
il Conte Camillo Benso di Cavour,
dopo la battaglia di San Martino e Solferino.
Enrico Riccardi di Lantosca,
sposo
di Virginia,
divenne colonnello di cavalleria,
ebbe il permesso di incontrare la
sposa nel bel mezzo della battaglia.
Probabilmente la presenza di Cavour a
in quei giorni difficili
non fu maturata soltanto dalla necessità di un momento di pausa e di riposo,
ma anche dal desiderio di rinfrancare il
giovane ufficiale
godendo sicuramente entrambi della indiscussa riconosciuta
ospitalià
della contessa Virginia.
Un interessante profilo su
Virginia
Basco
"Catalogazione come visibilità:
esperienze e scritture tra Otto e Novecento"
di Fabiana Cacciapuoti
lo potete leggere
a pag. 155
del documento Pdf:
a cura di Laura Guidi.


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