I Giochi Olimpici di Stoccolma del 1912
Lo Stadium di Torino venne costruito qualche mese prima di quello di Roma. Esso fu inaugurato alla presenza del Re e della Regina Elena il 29 aprile del 1911. La costruzione dello stadio torinese era stato il sogno di Compans che gli aveva dedicato tutte le sue energie. Per qualche tempo, lo stesso Brunetta d’Usseaux aveva accettato l’idea, senza sposarla, ma promesso di farla accettare dal Comitato Olimpico.
Con la costruzione dell’impianto, affidata ad un consorzio del quale Compans era presidente, venne messo a punto il programma sportivo dell’Esposizione che si sarebbe prolungato da aprile a novembre. Vennero costruiti tanti padiglioni in cartongesso che cambiarono l'aspetto di Torino. Non lasciarono però alcuna traccia, perché al termine dell'Esposizione naturalmente vennero demoliti tutti. Era stata comunque una grande vetrina dello stile Liberty. Da non dimenticare inoltre che il 1911 coincideva anche con la celebrazione del primo Giubileo dell' Unità d'Italia. Una serie di mostre a carattere sportivo, avrebbe fatto da contorno agli avvenimenti agonistici. C’erano poi le gare da organizzare, e qui il progetto rivelò tutta la sua improvvisazione. Compans ed i suoi collaboratori, non ignoravano che già da tempo il Comitato Internazionale Olimpico aveva assegnato la quinta edizione dei Giochi a Stoccolma. (Lettera di Brunetta d’Usseaux a Compans in data 26 novembre 1908:
“(…) Mi compiaccio di vedere che hai strenuamente iniziato la campagna in favore dello Stadio per i Ludi Romani o Giuochi Olimpici del 1911. Nel 1912 avremo l’Olimpiade a Stoccolma o Berlino (…)”. (cfr. ACS Torino, Sez. Riunite, Archivio Compans, mazzo 28).
Ma confidavano sull’atteggiamento possibilista del CIO come confermava nella sua corrispondenza, il conte Brunetta ( Lettera di Brunetta d’Usseaux a Compans in data 5 luglio 1907: ” (…) Nella riunione del boureau del CIO, parlai della tua intenzione (…), non vedesi inconveniente a duna eventuale domanda di celebrazione di Giuochi Olimpici per il 1911 ai quali il Comitato Olimpico accorderà il suo patronaggio e premii ed interverrà pure ben di buon grado (…)”,(cfr. ACS Torino, Sez. Riunite, Archivio Compans, mazzo 28).
Il che da solo non era sufficiente per garantire una buona riuscita. Continuava a mancare inoltre in Italia una struttura che potesse sobbarcarsi di tale respiro internazionale, così che tutto alla fine si ridusse a poca cosa. Un raid aeronautico, una tappa del Giro d’Italia, regate di canottaggio sul Po. E di Olimpiadi, vere o presunte, non se ne parlò più. Le noie che il marchese Compans ricevette dallo Stadium, superarono di gran lunga le soddisfazioni. Le energie profuse da Compans nella gestione del consorzio, si ripercossero in senso negativo sul processo di aggregazione del movimento sportivo italiano. Il deputato rallentò ulteriormente la sua opera, che incisiva non era stata mai. Lo stesso conte Brunetta, ridusse di molto il suo interesse verso le cose italiane.
E non gli si poteva certo dare torto. Londra, per il conte, aveva significato la svolta della vita. Il ruolo giocato nell’organizzazione delle Olimpiadi inglesi, ( Traduzione d’un brano del discorso di chiusura pronunciato da Lord Desborough: “ (…) Vi invito a brindare al nome del conte Brunetta d’Usseaux, e lo faccio col più grande entusiasmo, sapendo bene per personale conoscenza ed amicizia con lui il grande lavoro che egli ha fatto negli anni passati.
Egli rappresenta in questa occasione il fondatore del movimento olimpico, il barone Pierre de Coubertin. (…) Vi invito a brindare alla salute del suo rappresentante, il conte Brunetta d’Usseaux. (cfr. “The Official Report of The Olymic Games of 1908”, BOA, London 1909, pag. 790). La stretta amicizia che lo legava a Lord Desborough ed ancora di più al reverendo de Courcy Laffan, il potente segretario della “British Olympic Association”, le sue proficue frequentazioni, la sua dialettica, ed il suo dinamismo, gli avevano spianato la strada verso la segreteria del CIO, un incarico che Brunetta d’Usseaux, già ricopriva in pectore da alcuni anni.
Facilitato in questo, dalla malattia che aveva colpito nel 1908 de Coubertin e che aveva obbligato il fondatore del CIO, a ridurre parecchio la sua attività. Era stato proprio il conte italiano ad officiare la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi londinesi, anche perché de Coubertin era dovuto rientrare precipitosamente a Parigi, richiamatovi dalla morte del padre.
La cerimonia s’era tenuta il 31 ottobre del 1908 all’Holborn Restaurant, davanti a centinaia di invitati, ed era stato un vero trionfo per il nobile italiano che diventava di fatto il primo segretario, nella storia del CIO.
Poche ore prima Brunetta era stato ricevuto a Buckingham Palace in udienza privata da re Edoardo, che l’aveva incaricato di esprime a Lord Desborough la sua regale soddisfazione per il successo dei Giuochi. A partire dal novembre di quel 1908, sulla carta intestata del conte Brunetta apparve la dizione di “Secrétaire Général del Comitato Olimpico Internazionale.
La Commissione Italiana per le Olimpiadi, conclusi i Giuochi di Londra, s’era praticamente dissolta. In vista dei Giochi di Stoccolma, l’iniziativa di restituire slancio all’organismo se l’assunse l’onorevole Attilio Brunialti, presidente della “Federazione Sport Atletici”, cui il conte Brunetta aveva in un certo senso passato la mano da quando il deputato veneto era diventato membro del CIO. Con le dimissioni del principe Borghese, e l’incarico assunto dal d’Usseaux, il sessantenne Brunialti restava il solo italiano ad essere membro attivo del CIO. L’11 novembre del 1911, Brunialti convocò a Roma una prima riunione delle Federazioni. Scopo dell’incontro, era quello di formare il nuovo Comitato ed “ organizzare la rappresentanza dell’Italia alle Olimpiadi Internazionali”.
”. Non fu un gran successo. L’incontro servì per gettare le basi dei futuri programmi. I lavori vennero aggiornati ad un secondo incontro- al quale avrebbe dovuto intervenire anche il conte Brunetta d’Usseaux, il quale preferì restarsene a Parigi- dopo di ché sarebbero state avviate le pratiche per ottenere il concorso del Governo”. Mentre gli italiani cercavano una sufficiente armonia per formare la squadra per Stoccolma, si erano nel frattempo tenute due Sessioni del CIO. La prima nel 1910 in Lussemburgo, la seconda a Budapest nel 1911. Ad entrambe avevano preso parte sia il conte Brunetta d’Usseaux, che Brunialti. Nel marzo del 1912, in una interrogazione parlamentare, venne chiesto al Governo di intervenire per finanziare la spedizione italiana a Stoccolma. In risposta ebbero le solite 25.000 lire.