L'antica Via Mazenga
La chiesa di San Rocco.
Casale:
Il mulino di Via Castone
Al Giarat.
Tonengo:
La casa del Fuoco
La chiesa parrocchiale di
San Francesco
La casa di Pietro Monte
La Mandria.
Partiamo
per
l’itinerario
più impegnativo
tra quelli proposti.
Questa volta
rigorosamente armati
di bicicletta
perché ci avventureremo
lungo il tracciato
della antica
Via Mazenga
collegante
dopo il XIII secolo
Mazzè con Chivasso.
Iniziamo come sempre dal
Castello
percorrendo
la piazza antistante
la
Chiesa Parrocchiale
e voltando a destra per
Via Municipio
strada in ripida discesa verso la parte
bassa dell’abitato.
Arrivati al piano
davanti alla
voltiamo
a sinistra ed arrivati alla statale
nuovamente a sinistra,
la percorriamo
sino
alla biforcazione
per
Casale
dove svoltiamo a destra
per una piacevole strada
in discesa
giungendo al
testimonianza della
Rivoluzione francese
e degli sconvolgimenti portati da
Napoleone
nel compassato
regno di Sardegna.
Il mulino
merita senz’altro una visita
tenete però presente
che è di proprietà privata
anche se i proprietari
in genere
acconsentono molto cortesemente
alla richiesta di visitare la
loro proprietà.
Sono interessanti all’esterno
ed alcuni
All’interno
oltre alla struttura architettonica,
sono da ammirare
le macine in pietra in movimento
ed
entrò in funzione
nel dicembre dell’anno 1800
che intendeva
così sottrarsi ai diritti feudali esercitati dal
Conte di Mazzè.
Ne seguirono tumulti,
cause giudiziarie con ogni sorta di strascichi.
La diatriba
ebbe fine per logoramento delle parti
e per la morte dell’ultimo
Conte
Valperga-Mazzè
deceduto senza eredi diretti.
Lasciato il
proseguiamo per la
strada provinciale
voltando
a destra
al primo incrocio
sino a raggiungere
passato
il
Cimitero
l’inizio di
Tonengo.
Dopo un centinaio di metri
la strada si apre in
un piazzale
sul quale prospetta un
curioso edificio.
La storia di
questo palazzotto,
costruito
un centinaio di anni fa
e chiamato comunemente
è
veramente curiosa
in quanto
esso
doveva ospitare il
Municipio di Tonengo
una
volta ottenuta
l’autorizzazione
a separarsi da
Mazzè
ed a costituirsi
a
Comune autonomo.
Poiché questo non si è verificato
ed i tempi
nel frattempo sono mutati
l’edificio ospita
l’ambulatorio medico.
Per utilizzare la parte superiore
contenente
una sala adibita a riunioni
sono
nate anche proposte
per adibirla a
museo della civiltà contadina.
Se il progetto
sarà mai realizzato
considerata la tradizione agricola di
Tonengo
il visitatore
potrà fruire
di
un’eccellente rassegna
sulla vita paesana
nei secoli
passati.
Proseguendo sino alla piazza successiva
raggruppante nel suo ambito
la banca
l’ufficio postale
e le scuole
si scorgerà sulla destra
la chiesa parrocchiale
titolata a
costruita nel
1856
ad opera
dell’arch. Giacomo Clerico.
Il tempio
edificato
dopo una lunghissima diatriba
con l’antica parrocchia di
Mazzè
in stile neoclassico
a
merita una visita
se non altro
per le espressioni di
devozione popolare
raccolte nel suo ambito
e per i
di Agostino Visetti e di Francesco Salvetti.
Usciti
prima di inforcare la bicicletta
diamo uno sguardo
alla
bella meridiana
posta sulla facciata della
Segna le ore
con i ritmi di altri tempi
ricordando che il tempo
deve essere
vissuto
e non solamente trascorso.
Proseguendo per la strada principale
si nota sulla destra
un edificio sul quale
è dipinta in facciata una
Questa è la casa di
scienziato e religioso
vissuto nel
XIX secolo
fondatore del locale asilo.
Sull’interessante figura di
Pietro Monte
uno dei fondatori della
meteorologia
italiana
consiglio la lettura
del volumetto curato dal
Dott. Fabrizio Dassano
edito da Bolognino di Ivrea.
Via Garibaldi
è la strada principale di
Tonengo
e conferma immediatamente
di essere nata come
strada di collegamento
e non di
carattere urbano.
Gli edifici
ai lati
sono difatti sorti
senza un disegno urbanistico coerente
e la piazza
che si incontra alla sua estremità
è di disegno troppo moderno
se raffrontato all’ambiente circostante.
Per i più pigri
se vogliono
limitare le pedalate
consigliamo la digressione
percorrendo la
via Pietro Monte
verso il
Molinetto della Rivetta
sorto nel
XIX secolo
ed alimentato
dalle acque del
canale di Caluso.
Purtroppo
un recente restauro
non ha tenuto conto della peculiarità dell’edificio
snaturandone un po’ l’aspetto.
Lasciato il molinetto
si potrà imboccare la
strada del Monticello
e tornare al capoluogo.
Per i più sportivi
lasciata
Piazza Pertini
occorreranno altri dieci
minuti di pedalate
per uscire dal paese
e addentrarsi nella campagna
finchè
arrivati nel punto in cui
la provinciale curva a destra
si proseguirà diritti
imboccando
una bella strada asfaltata costeggiata da fossi.
Dopo un suggestivo rettilineo
lungo circa tre km.,
arriviamo alla
grande fattoria
adibita sino alla fine del
XIX secolo
all’allevamento e all’addestramento
dei
cavalli dall’esercito
prima sardo
e poi
italiano.
La storia della
è
abbastanza recente
La sua fondazione
risale
a non più di
due secoli
e mezzo fa
e pur essendo sita nel territorio di
Chivasso
è inserita
nella struttura urbanistica di
Mazzè
il che rende impossibile non parlarne.
La creazione
di questo
grande allevamento di cavalli
fu dovuta
come le altre
Mandrie
create in
Piemonte
dalla necessità
dell’esercito Sardo
di disporre
di un numero di animali
adeguato alle proprie esigenze.
Nel 1750
il Demanio Reale
acquistò dal
Comune di Mazze’
e da quello di
Chivasso
i terreni necessari
edificando
Da visitare
i sotterranei
adibiti periodicamente
a
mostre
ed altre attività.
Per il buon funzionamento della
Mandria
fu necessario
prolungare il
aumentandone la portata
rispetto a quella prevista nel
1559
dal costruttore
il generale francese
Carlo Cossè Conte di Brissach
la qual cosa
permise la costruzione della
a spese della comunità
opera che abbiamo visto
fornire l’energia idraulica al
Mulino Nuovo.
Per il ritorno
esistono nuovamente due opzioni:
La prima
è il percorso di andata
senza la digressione verso
Casale
usciti da
Tonengo
seguite la provinciale
costeggiante il
Centro Sportivo comunale
e vi troverete nel capoluogo.
La seconda
è molto più interessante
ma certamente più faticosa.
Ripercorriamo
la via del ritorno
sino alla
segnalata da una palina come pista ciclabile.
Prima di giungere
alla strada provinciale per
Rondissone
attraversiamo il sito
che anticamente ospitava un
insediamento romano
come testimoniano i
ritrovati
e conservati
in una teca
della
sala consiliare del comune
Proseguendo scorgeremo sulla destra il
Oltre la provinciale
notiamo
un viottolo in discesa
nuovamente segnalato
come pista ciclabile
ci immettiamo
e proseguiamo
sino alla piana sottostante
nella quale
poco oltre
segnaliamo
la centralina di pompaggio
del
potremo anche visitare nelle immediate vicinanze
adibito all’allevamento di storioni
ed altri pesci pregiati.
Visto il laghetto
torniamo sui nostri passi ed a metà salita
svoltiamo a destra in una
strada sterrata.
Questo è il sito
dove anticamente esisteva la
Chiesa di San Pietro
segnacolo dell’esistenza di un antico abitato
forse di età alto medioevale
del quale si è perso traccia.
Arrivati al
voltiamo a destra
sino alla pianura alluvionale
qui ci immettiamo a sinistra
in una strada costeggiante
la Dora.
Dopo qualche centinaio di metri
il pianoro si allarga
ed una bassa costruzione
ci annuncia che siamo arrivati al
luogo tradizionalmente dedicato
alle merende dei
Casalesi.
Considerate le pedalate fatte,
consigliamo una sosta approfittando delle
e delle panche poste sotto gli alberi
lungo il fiume
ed ammirando il panorama sulla
Dora
in quel punto veramente incantevole.
Molto probabilmente gli abitanti di
Casale
recandosi al
Giarat
il lunedì dell’Angelo
tramandano il ricordo
dei loro antenati
che vivevano presso le chiese di
San Pietro e San Lorenzo e Giobbe
centri abbandonati
a causa delle
epidemie
che falcidiavano la popolazione.
Proseguendo lungo la strada costeggiante il fiume
arriviamo infine ad una biforcazione,
prendendo a sinistra
si arriverà alla strada provinciale
andando diritto
giungeremo allo sbarramento
sulla Dora
usato
per derivare dal fiume le acque necessarie.
Impianto, molto interessante
per gli amanti
dei salti d’acqua
e i pescatori.
I più sportivi,
inoltrandosi nella zona
sovrastante
il Giarat
potranno immergersi in un ambiente molto simile alle
Bose
essendo questa l’ultima propaggine
del placer aurifero
coltivato nell’antichità
prima dai Salassi
e poi dai
Romani.
Arrivati alla provinciale,
dirigendosi a nord,
passeremo accanto alla
sita all’angolo
con il
vicolo Formia
dopo sarà molto facile
tornare al punto di partenza.
A
Casale
in
Piazza Minetto
dall'ottobre del 2008
possiamo visitare il
L'opera scolpita dall'artista locale
Fiorenzo Seimandi
raffigura una roccia
su cui in rilievo
spicca una
penna d'aquila
emblema classico del corpo degli
Alpini.
La locale Sezione ha commissionato la bella scultura
rendendo cosė viva la memoria dell'illustre concittadino.
tanto da meritarsi l'appellativo di
č altrettanto stimato
per il suo amore per la fotografia.
Nell'ottobre del 2008
le sue
belle foto
scattate prevalentemente tra
sono state esposte presso le aule dell'
ex
Scuola elementare di
Casale
riscuotendo un grande successo.