
La singolare vita di
Conte di Mazzè,
snodatasi nei decenni
a cavallo fra il XIV ed il XV secolo,
s’inserisce perfettamente tra le vicende
che produssero in
Italia
i principati rinascimentali
ed in
Francia, Inghilterra e Spagna
gli
Stati nazionali.
In questi nuovi organismi, fortemente centralizzati,
non c’era spazio
per le turbolente
aristocrazie guerriere
d’origine franca o germanica,
ricche di nobiltà ma non di denaro,
era quindi giocoforza
per questi personaggi
mettersi al servizio di qualche magnate
nella speranza di lucrare generose prebende.
La vicenda
di
Giorgio Valperga
è eccezionale
in quanto il
pur
avendone l’opportunità,
non si pone al servizio di un principe
qualunque
ma
della più alta autorità del tempo,
precisamente di quel
figlio di
Carlo IV di Boemia,
prima Re d’Ungheria
e poi
Imperatore di Germania,
il quale tenta,
mediante la violenza,
di riportare
nel solco del
cattolicesimo
i cristiani scismatici boemi.
Giorgio di Valperga
nasce presumibilmente nel
1371,
suo padre è
Antonio
Valperga
detto il Velloruto,
il quale,
durante le
eleggendo
Mazzè
quale sua piazzaforte,
capeggia per decenni attacchi contro i centri fedeli
ai
Savoia
ed ai
Per un’ironia
della sorte
il padrino del futuro
Conte di Mazzè
è
Ottone di Brunswich,
figlio minore del
Principe di
Brunswich,
pupillo
del
e governatore
in suo nome di
Caluso
Quest’episodio segnerà la vita di Giorgio,
primariamente perché il
Principe di
Brunswich
garantirà al figlioccio un’istruzione
non comune ai nobili del
tempo,
e
secondariamente
perché sarà per suo tramite
che il futuro
conte
di Mazzè
cercherà un incarico
in terre così lontane.
Nel 1391
Giorgio di Valperga
è presente alla firma
della
Pace d’Ivrea
nella quale,
finita la
il Conte
Rosso
e sua madre
Bona di Borbone
ribadiscono l’autorità dei
Savoia
su tutto il
Per i
Valperga
storici nemici dei savoiardi
si prospettano tempi grami e
difficili e purtroppo, quasi contemporaneamente,
dopo aver messo al mondo tre figli,
muore
la giovane moglie di
Giorgio.
Questi nel 1395,
affidati i figli
alle balie,
decide di recarsi, accompagnato dal cugino Righino,
presso la
Corte ungherese
nella speranza di ottenere dal Re di quel paese
degli incarichi consoni al suo rango.
Sigismondo,
che qualche mese prima era stato
disastrosamente sconfitto dai
Turchi a Nicopoli,
saputo il motivo del viaggio
accoglie festosamente la comitiva
nel castello di Veszprem
e concede ai due canavesani
un comando presso le truppe
incaricate di fronteggiare gli infedeli
lungo la frontiera rumena.
Da questo momento
le vite del futuro
Imperatore di Germania
e dei due cugini s’intrecciano indissolubilmente.
Dopo aver sostenuto varie battaglie
contro
i Turchi
nel 1407
ritiratisi gli infedeli,
Giorgio e Righino Valperga
sono inviati dal
Re d’Ungheria
a sovrintendere alle trattative
della costituzione
in dote necessaria per il matrimonio
di
Giovanna di Savoia,
figlia del
Conte Rosso,
con il
In questi
frangenti Righino,
recatosi col cugino
a Chambéry,
s’innamora e sposa una dama vallesana,
decidendo quindi
di porsi al servizio
del Conte di Savoia.
Nel prossimo decennio
la vita di
Giorgio Valperga
nel tentativo di dotare
il feudo di
Mazzè
delle necessarie risorse economiche,
si svolgerà alternativamente tra la corte di
Sigismondo
e
l’Italia.
Nel 1410
milita nelle compagnie di
nella guerra che oppone questo
condottiero di ventura
occupando
porta Tosa
e facilitando la fuga del suo capitano,
allorché il duca tenta
di farlo uccidere
mentre sta attraversando il secondo cortile dell’Arengo.
Intanto in
Boemia
possedimento avito del
Lussemburgo
complice l’inetto
fratello di
scoppia la rivolta.
rettore dell’Università di Praga
predica dottrine giudicate eretiche dalla
Chiesa,
fortemente antitedesche
ed il 18 Luglio 1410
è scomunicato dall’Arcivescovo Zbynek.
Da parte sua
Giorgio Valperga,
dopo
una breve permanenza in Corinzia
per reprimere una rivolta
per conto del re
d’Ungheria,
torna a militare agli ordini di
e nel
1412
combatte
contro
il conte di Pavia
Alla morte del suo capitano
il conte di Mazzè,
si riconcilia col futuro
duca di Milano
e passa al
suo servizio nella lotta contro
che si era impadronito di
Milano,
dopo l’uccisione del duca Giovanni Maria.
Nel mese di luglio di
quest’anno,
assieme a
Sacco da Montagnana,
è incaricato da
Filippo
Maria Visconti,
divenuto a sua volta
duca di Milano,
di condurre delle trattative
con
Luigi e Manfredi Cane,
signori di alcune terre nell’alessandrino
e
nel
1415,
al comando di 1000 cavalieri,
assieme ad Opicino Alciati,
fronteggia
il signore di Piacenza
Filippo Arcelli.
Intanto in tutta la
Boemia
si accendono tumulti antitedeschi
e
anima della rivolta praghese,
nel luglio del 1415,
nonostante il salvacondotto
fornitogli da
Sigismondo,
è proditoriamente arrestato dal cardinale
Pierre D’Ailly
e, condannato come eretico,
muore sul rogo a
Costanza.
Giorgio Valperga,
autore assieme all’amico
Brunoro della Scala,
di un
faticoso
tentativo di mediazione tra le varie fazioni Boeme,
costernato dalla piega
dagli avvenimenti voluta dall’Imperatore
si mette in disparte e torna
in Italia.
Nel 1416
il conte di Mazzè,
su sollecitazione di
Sigismondo,
accetta di malavoglia
di tornare in Boemia
e di accompagnare
il Re
in Inghilterra,
il monarca intende svolgere un tentativo
di
mediazione
tra inglesi e francesi
impegnati nella
guerra dei cento anni.
Il disegno non ha alcuna probabilità di riuscire
e difatti abortisce ancor
prima che le trattative inizino.
prima di congedare la
delegazione imperiale,
offre a
Giorgio Valperga
un comando
nella guerra contro
i francesi.
Re Enrico, al rifiuto del canavesano,
ammirando la lealtà del
Conte di Mazzè
gli conferisce, primo italiano a beneficiarne,
Tornato a Vienna con
Sigismondo,
Giorgio
tenta in tutti modi di reprimere
la rivolta in Boemia
prima che la guerra deflagri completamente.
Ogni tentativo però è vano e
Giorgio torna in Italia,
qui nel
luglio del 1417,
agli ordini
del conte di Carmagnola,
alla testa di agguerrite milizie viscontee e di una
flotta fluviale,
contrasta i signori di Piacenza Filippo Arcelli e di Cremona
Gabrino Fondolo,
occupando
Treviglio, Soresina, Grumello Cremonese, Luigiano,
San Giovanni in Croce e Pumenengo.
Nel mese di agosto il nostro condottiero è sconfitto assieme a Opicino Alciati, Angelo della Pergola e Giovanni
da Cremona
a Pieve Delmona dal Fondulo,
che cattura ai viscontei 300 cavalli.
Giorgio Valperga
si ricchiude nella rocca di Bordolano
e resiste all’offensiva
portata da Nicolò da Tolentino.
Successivamente
il conte di Mazzè
passa all’assedio di Piacenza,
allorché Pandolfo Malatesta
si appresta
a soccorrere l’Arcelli,
qui gli viene comandato dal duca di Milano
di
imbarcare la maggior parte dei piacentini con i loro beni e di condurli nel
lodigiano e nel pavese.
Nel 1418
l’Imperatore,
preoccupato della situazione in Boemia,
chiede
a
Giorgio Valperga
di interrompere
le sue campagne di Italia
e di tornare presso
di lui,
concedendogli il famoso diploma nel quale compaiono due staffe d’oro in
campo rosso
con il motto
Il 16 Agosto 1419
a Praga
il Borgomastro, i consiglieri comunali
e persino gli uscieri sono defenestrati
dai rivoltosi hussiti agli ordini di Jan Zizka.
Qualche mese dopo
Sigismondo
a capo delle truppe imperiali,
seguito da
GiorgioValperga
al comando di quelle ungheresi,
invade la Boemia ed occupa Praga
mentre il Papa
proclama la crociata contro gli eretici.
Nel 1420
gli imperiali,
principalmente a causa della diserzione dei
Cavalieri Teutonici
entrati in
contrasto con
l’Imperatore,
devono ritirarsi dalla capitale boema
dirigendosi verso Kuttenberg.
In questa cittadina
il 16 Agosto 1420,
presenti
GiorgioValperga e Brunoro della Scala,
Sigismondo
reitera la lettura della
Bolla papale
proclamante la
crociata
ed ordina la distruzione della città.
Il 3 Ottobre 1420,
il
Valperga
e l’amico veronese,
sono nominati dall’Imperatore
plenipotenziari nelle trattative di pace
per porre fine
alla guerra scoppiata in Piemonte
tra il
Duca di Milano.
I due amici vengono in Italia e dopo estenuanti
trattative, riescono nell’intento.
Durante il congresso, avendone l’occasione,
Giorgio
sollecita il Paleologo a dirimere la vertenza,
circa il feudo di Mazzè,
che lo divide dal cugino
Bernardo Valperga.
La diatriba non sarà risolta,
anzi durerà ancora quindici anni,
sino a che il Duca di Savoia,
su sollecitazione
di
Filippo Maria Visconti,
scaccerà
Bernardo Valperga
da Mazzè
dichiarando
nulli
tutti gli atti da lui compiuti.
Nel 1421,
tornati in Boemia,
sia Giorgio sia Brunoro
partecipano alle battaglie
contro gli hussiti,
purtroppo,
nonostante il loro valore,
le truppe imperiali
sono regolarmente sconfitte a causa della superiorità tattica degli eretici,
dotati di armi da fuoco.
Nel 1427,
in una pausa della guerra,
il Conte di Mazzè,
risposatosi con
una
contessa austriaca,
è inviato assieme alla moglie
a Milano
a presenziare
alle
nozze
del Duca Filippo Maria Visconti
con la figlia del Duca di Savoia Maria
di Tenda.
Nella città lombarda
Giorgio
ritrova il cugino Righino,
divenuto nel frattempo alto funzionario savoiardo,
e con lui, dopo la cerimonia, torna a
Mazzè
per rivedere figli e parenti.
Nella primavera del 1428,
Righino muore improvvisamente,
Giorgio
è costernato
ed al momento di ripartire per Vienna,
quasi colto da una premonizione,
chiede al suo primogenito Antonio
di accompagnarlo.
Nel 1430
i Turchi tornano a minacciare la Valacchia,
l’Imperatore ordina
al
Valperga
di recarsi a Sibiu,
città posta sul confine rumeno
per parare la minaccia.
Giorgio Valperga
muore
in uno scontro contro gli infedeli.
Il 24 Luglio 1430
l’Imperatore,
commosso dalla ferale notizia,
riconferma al figlio di
Giorgio,
Antonio Valperga
il possesso del
feudo di Mazzè
e
della
Dora Baltea
con tutti i benefici connessi
“ …. E con il contado del
Castello
di Mazzè
e di tutta la sua castellania, di Carrone, del Castello di Castiglione e di Candia
e di tutta la sua giurisdizione,
del luogo di Rondissone
e pure del fiume Dora da ambedue le parti delle sue rive,
e oltre detto fiume verso Moncrivello, Villareggia e Cigliano
per nove piedi legali
popolarmente chiamati aliprandi,
e questo
dalla pietra Mora
sino al cancello della chiusa nel luogo
che è solito essere chiamato
Terminario
per lo spazio di sette piedi,
con il diritto di assegnare le parti,
di stabilire approdi e di tenere quelli già costruiti nei termini prescritti………..
e soprattutto tenendo conto che
il nobile Giorgio,
padre del predetto
Antonio,
che si distingueva per quelle virtù
fra i conti,
non esitò ad affrontare
il rischio della morte
in difesa della fede cattolica
contro gli eretici in Boemia
e per la salvezza del nostro Stato…….”.
Il feretro di
Giorgio dei Conti di Valperga Signore di Mazzè
è tumulato, secondo la tradizione,
in un mausoleo marmoreo
posto in una chiesa di
Praga
sul quale
Sigismondo
fa incidere a ricordo del suo generale
“ Cum Prefato Rege, pro Christo certamina gerens “
Note biografiche tratte da
“ Giorgio dei Conti di Valperga Signore di Mazzè “
di Livio Barengo
edito dalla GET
e dal sito internet
“ Condottieridiventura”
curato
da Roberto Damiani.


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