Albrecht Durer (Durero)
Incisore e pittore tedesco (Norimberga 1471-1528)
Ribellione contadina
sostenuta
(1382)
in Linguadoca
(Francia)
dai
"tuchins"
(dal latino medioevale tuchinus,
predone, ribelle)
contro le vessazioni del duca
Jean de Berry
luogotenente
del
re Carlo VI.
Ebbe carattere di movimento sociale
dato che vi aderirono
anche gli artigiani
insofferenti dell'ingiusta ripartizione delle cariche
e
dei continui taglieggiamenti da parte delle bande di avventurieri inglesi.
Propagatosi in tutta la Francia meridionale,
prese di mira la nobiltà, il clero, i ricchi borghesi, e fu talvolta
guidato anche da nobili, come Jean de Ferrières e Pierre de Bri che furono
decapitati a Carcassonne (1384). Dopo atroci massacri fu domato (1384) dal duca
di Berry e dai suoi luogotenenti Eudin de Beaucaire e Jean de la Rivière.
Anche in
Piemonte
si ebbe il
tuchinaggio
specialmente nel
Canavese
(1385)
fomentato
da Teodoro II
che desiderava suscitare difficoltà
all'espansione territoriale dei
conti
di Savoia.
Fu stroncato
(1387)
dal Conte di Savoia Amedeo VII.
Le origini
del
fenomeno del
tuchinaggio
in Canavese
vanno però anche ricercate
nel malcontento
e nell'odio dei popolani
verso
i propri padroni
che governavano
e imponevano
la loro volontà
ricorrendo ai mezzi e ai sistemi più vili e umilianti:
ricatti, balzelli, usura, confisca dei beni, abuso di potere e cattiva amministrazione
della giustizia.
Una vera sollevazione popolare contro la nobiltà
si
manifestò in modo più cruenta
nelle località di
In Canavese rimane forte e diffusa
la convinzione che il termine "Tuchinaggio" derivi dal dialetto piemontese
"tucc-un" che sta a significare tutti in uno o tutti per uno. I rivoltosi
che si riconoscevano nel movimento venivano chiamati Tuchini. Tutti gli anni
i Tuchini vengono rievocati ad Ivrea nel corso del Carnevale. Gli abitanti della
contrada del Borghetto, che sorge di la del ponte vecchio sulla Dora, ne incarnano
lo spirito bellicoso durante lo svolgimento della battaglia delle arance e in
chiusura del Carnevale offrono a tutta la popolazione polenta e merluzzo. Verso
la fine del XIV secolo la vita non era sicuramente facile e tavole così
generosamente ammannite non si trovavano certamente nelle misere case dei popolani.
La popolazione apparteneva alla classe dei servi, priva cioè, di libertà
, con inibizione di alcun mestiere senza il beneplacito del suo signore. Le
usanze ed i costumi ci dicono quanto fossero umili e mortificanti le condizioni
sociali dell'epoca. I poveri, ad esempio, non potevano sposarsi se non con servi
addetti alla custodia e alla vigilanza del feudatario, e previo sborso di una
somma di denaro. Ogni evento accaduto, felice o nefasto che fosse poteva far
scaturire l'ira del feudatario. Quando egli maritava una figlia, organizzava
feste, o subiva qualche affronto, i servi potevano essere sottomessi a duri
sacrifici riuscendo a riscattare la loro situazione iniziale soltanto a costo
di privazioni, rinunce, lontani dal loro focolare.
Infatti una delle condizioni necessarie
per riacquistare la libertà era quella di sottostare per molto tempo
ad una sorta di esilio. I condannati erano costretti a passare questo periodo,
al soldo di bande mercenarie, esercitando i più umili mestieri, spesso
inseguiti dagli sbirri dei feudatari. Nel 1386 il Principe d'Acaja mandò
nel Canavese alcune truppe scelte con il proposito di sedare la rivolta. Il
suo tentativo non sortì alcun effetto. Vi provarono ancora i Savoia facendo
intervenire una compagnia di Brettoni, ma le condizioni poste dagli insorti
furono tali che anche i Savoia dovettero momentaneamente desistere. Amedeo VII
di Savoia (Il Conte Rosso) (Chambery 1360-Ripaglia1391) figlio di Amedeo VI
cui successe nel 1383 continuandone la politica, orientata verso la Francia;
la storia ce lo ricorda combattente nel 1383 nell'esercito di Carlo VI di Francia
contro gli Inglesi. Durante questa campagna, all'annuncio della nascita del
suo primogenito, vestì di rosso, colore che poi adottò (donde
il soprannome) adornando il suo abito col nodo d'amore (nodo sabaudo) e il motto
Fert. Fronteggiò in Piemonte l'agitazione antisabauda dei Canavesani
fomentata dal Marchese del Monferrato
Teodoro II e da Gian Galeazzo Visconti , riuscì a comprendere le
ragioni dei tuchini, prendendo la decisione di mandare nel Canavese il suo luogotenente,
Ibleto di Challant (1387) che trovò i rivoltosi più disponibili
ad un accordo. Accordo che venne firmato ad Ivrea . Ciononostante il tuchinaggio
non venne soppresso del tutto ed episodi di violenza legati al movimento si
riscontrarono ancora verso la fine del XVI secolo e i paesi di Vische
e Crescentino ne furono purtroppo testimoni loro malgrado.
I
Tuchini
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