LA STELE FUNERARIA MEGALITICA DI MAZZE'

 

 

 

 

Nel marzo del 1988

veniva effettuato lo svasamento del

bacino artificiale della Dora Baltea,

a monte della

diga di Mazzè.

Presso la palificata,

in Regione Benne,

sulla riva destra,

la sponda del fiume

risultava rafforzata da una sorta di sperone a scarpata,

costituito da grosse pietre sovrapposte a secco.

La struttura fu certamente realizzata allo scopo di limitare i danni derivati dall'erosione della corrente

in una zona di ansa esterna,

salvaguardando nel contempo l'integrità della strada campestre che costeggia il fiume.

Nella struttura era inserito

un enorme blocco di forma allungata,

che già da vario tempo alcune persone del luogo avevano avuto modo di intravedere,

completamente sommerso nell'acqua.

 

L'Associazione Culturale"Francesco Mondino",

rappresentata dallo scrivente,

informava la

Sovrintendenza Archeologica del Piemonte

che giudicava autentico ed interessante il reperto.

Personalmente,

sin dall'inizio ero incline ad interpretare il monolite come un

menhir,

databile ai primi tempi dell'età del bronzo,

intorno al 1600 a.C.

Stabilire la funzione dei menhir

è compito non semplice.

A tale proposito si suole parlare genericamente di

funzioni sacrali

non meglio determinate,

oppure di segnacoli funerari,

o di oscuri culti di antenati divinizzati,

sovente si insiste sul valore simbolico della pietra dritta,

che come

emblema fallico

ben si presterebbe ad accompagnare

riti e cerimonie volti ad

invocare fecondità.

Esisteva tuttavia una diversa ipotesi interpretativa,

secondo cui

il megalite di Mazzè

sarebbe potuto essere identificato con una

stele funeraria dell'Età del Ferro.

Recuperato il blocco si provvedeva a rilevarne dimensioni e individuarne la composizione materiale.

Esso si presenta come una

sorta di colonna,

lunga cm.420

con sagoma lenticolare rastremata verso l'alto.

La circonferenza alla base

misura cm. 200,

mentre alla sommità

risulta di circa cm.100.

Il peso stimato supera le due tonnellate e mezzo.

La pietra è un blocco di gneiss,

con presenza di mica, feldspati,quarzo;

la composizione è caratteristica delle rocce di ambiente alpino nord-occidentale.

Si convenne che l'ubicazione originaria della pietra non poteva essere quella del rinvenimento.

Senza dubbio essa fu riusata come normalmente accade alle pietre antiche lavorate dall'uomo.

I lavori di costruzione dell'invaso della diga di Mazzè

iniziano nel 1921.

Il masso si trova praticamente nelle vicinanze del cantiere,

facile utilizzarlo nel modo più conveniente.

Dopo aver analizzato svariate ipotesi relative alla probabile ubicazione originaria del megalite,

risulta essere probabile che esso si ergesse sulla cosidetta

"Bicocca"

, un'altura prospicente la Dora,

e che con il tempo potesse essere scivolato progressivamente

fin sulla sponda del fiume.

Tante tesi si formularono per sostenere tale ipotesi.

La più convincente,

poteva far supporre ad un

abbattimento intenzionale del megalite,

durante una fase storica di intensa cristianizzazione,

in quanto simbolo evidente di antichi culti pagani.

La pietra ora è collocata nel

giardino di Piazza della Repubblica.

 

Primi dati sui monumenti protostorici del Canavese


Il monolite scoperto nel 1988

a Mazzè dall'Associazione "F.Mondino"

rappresenta una delle più interessanti e spettacolari scoperte sulla

protostoria piemontese

e, pur nella sua assenza di un contesto archeologico di riferimento,

consente un nuovo orientamento alla ricerca

nel Piemonte nord-occidentale.

 

Descrizione -Aspetti tecnici.

A livello preliminare è opportuno segnalare che,

sul piano terminologico,

per il monolite di Mazzè,

come per gli altri omologhi del Canavese,

è senz'altro preferibile la definizione

stele

rispetto a quella impropria ed abusata di

menhir.

Quest'ultima denominazione,

ricostruzione erudita del secolo scorso

dal bretone

men hir, "pietra lunga",

è ormai divenuta canonica nell'archeologia preistorica

per indicare quei monumenti megalitici

formati da un unico blocco di pietra,

grezzo o sommariamente sbozzato,

infisso nel suolo verticalmente.

Il monolite di Mazzè,

dunque,

non dovrebbe essere definito

menhir

perché reca evidentissime tracce di accurata e meticolosa lavorazione:

il calco realizzato

ha permesso di verificare sulla superficie della replica,

con passaggi a raso di colore nero ,

le tracce evidenti di una bocciardura generalizzata,

cioè di una lavorazione sistematica

determinata a realizzare compiutamente

non solo una forma standard,

ma anche una superficie sufficientemente liscia,

seguita in alcune zone da una levigatura abbastanza accurata su tutta la superficie del monolite

si colgono infatti larghe tracce a solco

lunghe circa 15 cm.

In media e larghe circa 3 cm.,

realizzate probabilmente più che con uno scalpello metallico,

con un mazzuolo litico,

di sufficiente durezza, grandezza e peso.

Le creste tra le diverse tracce

sono in molti casi abbattute, levigate o abrase.

Importante è comunque sottolineare che il monolite non solo era rifinito,

ma aveva anche una superficie principale,

rimasta per fortuna contro terra all'interno della massicciata dell'invaso idroelettrico.

Su questa si notano alcune piccole coppelle

poco profonde e molto usurate.

La presenza delle coppelle,

realizzate con utensile litico,

e la levigatura della superficie

dimostrano che il monolite è da considerare più propriamente una

stele monumentale,

con una faccia principale incisa.

Mancano ovviamente

tracce qualsiasi di iscrizioni

e, significatamente,

segni di cristianizzazione

o graffiti medioevali.

Alcune tracce

ancora percettibili

di una linea di incrostazioni

a circa 40 cm. dalla base

permettono di definire l'originario interramento della stele:

essa era dunque in piedi

e doveva,

nella sua collocazione originaria,

avere un' importante struttura di

ciottoli e massi di inzeppamento

per garantirne la stabilità,

certamente altrimenti precaria

in nuda terra

e con interramento così esiguo

in rapporto all'altezza totale.

La semplice analisi tecnica

non fornisce comunque indicazioni univoche sul significato della

stele d Mazzè,

che può essere ipotizzabile per approssimazione

solo in base a confronti;

un richiamo al valore fallico e

betilico

della stele,

anche se in generale sotteso

a questa tipologia di monumenti,

non sembra accentuato né dalla forma,

né dalla presenza delle coppelle.

 

Giorgio Cavaglià

 

LAPIS LONGUS DI CHIVASSO

LAPIS LONGUS DI CHIVASSO

DIVISIONI AREALI DEL PIEMONTE NELL'ETA' DEL FERRO

RILIEVO COMPARATO DELLE STELI DI MAZZE' CHIVASSO LUGNACCO

 

Gianmario Quagliotto: Solstizio d'estate, 2016 grafite su carta

 

Gli insediamenti celta-salassi lungo il basso corso della Dora Baltea

 

 

("La stele megalitica di Mazzè" Contributi di G.Cavaglià, F.M.Gambari, P.Arzarello, C.Cigolini)