Coltivazione del giacimento

 

 

La coltivazione del giacimento aurifero di origine alluvionale della Bessa necessitava di grandi quantità di acqua in quanto il deposito, contenente il metallo in pagliuzze o piccole pepite, doveva essere “lavato”. Il procedimento consisteva nello scavo del sedimento costituito da sabbia e da ciottoli di varia pezzatura che, raccolti ed accatastati ai lati dello scavo, formarono i grandi cumuli che oggi caratterizzano il paesaggio della Bessa. La sabbia era in seguito riversata in canali, dotati di rivestimento ligneo, a debole e costante pendenza in cui scorreva l’acqua ed un concentrato di oro, magnetite e granato, che essendo di peso specifico più elevato tendeva a depositarsi per primo, veniva raccolto tramite procedimenti diversi (erica o scalette lignee inserite nei canali). Un secondo lavaggio, probabilmente con il classico “piatto”, ancora oggi usato dai cercatori dell’Elvo, separava l’oro dai rimanenti minerali. Il sedimento ormai in gran parte privo di metalli era poi scaricato oltre la scarpata, in direzione dell’Elvo (e nella parte meridionale del terrazzo anche in direzione opposta verso l’Olobbia), a formare i “conoidi antropici”.

 

  Discarica a cumuli di ciottoli

 

Le operazioni di lavaggio del sedimento avvenivano prevalentemente oltre il limite del Terrazzo superiore. Nelle zone in cui la scarpata era di modesta elevazione ciottoli e sabbie erano accatastate in dossi e cordoni a ventaglio, mentre dove i due terrazzi erano separati da dislivelli di decine di metri (settore centro meridionale) i canali di lavaggio erano prolungati su bastioni sopraelevati (utilizzando il materiale residuo) per mantenere costante la pendenza indispensabile per la separazione dell’oro. Alcuni di questi bastioni raggiungono una lunghezza di oltre 400 m. ed un’altezza di 20. 

L’acqua fu derivata dal torrente Viona e fatta scorrere in un canale probabilmente parallelo alla morena Bornasco – Vermogno. La rete di distribuzione appare ancora oggi evidenziata nelle numerose derivazioni che percorrono ortogonalmente il Terrazzo. Molti di questi canali, che sembrano in prevalenza occupare incisioni di rii effimeri preesistenti allo sfruttamento del giacimento, si allargano durante il loro corso, o più frequentemente all’apice (Ovest), in ampie superfici piane o leggermente inclinate verso valle, delimitate totalmente o parzialmente da murature a secco, sovente a forma di imbuto, in cui si potrebbero riconoscere i resti delle "vasche di accumulo" nelle quali si ritiene che durante la notte venisse raccolta l’acqua da utilizzare durante le ore di lavoro. Questi manufatti hanno avuto buone possibilità di conservarsi fino ad oggi (con successivi rimaneggiamenti ed ampliamenti) in quanto le superfici, bonificate e spianate, si prestavano molto bene alla coltivazione, una volta terminata la funzione originaria. In alcune di queste "vasche" é ancora individuabile il canale alimentatore.

 

Veduta zenitale parziale (Sud Est)

Nella parte superiore: cumuli di ciottoli intersecati da canali, in quella inferiore: conoidi di discarica che si aprono a ventaglio oltre la scarpata che separa i due terrazzi.

La rete di distribuzione é meno facilmente identificabile nel versante sud occidentale della Bessa (tra Cascina dell'Apostolo e Cerrione) poiché un numero elevato di incisioni, in cui dovrebbero essere inseriti i canali, rivelano tracce di carreggiate, fondo a pendenza irregolare e soluzioni di continuità contro ammassi di ciottoli o scarpate interne al Terrazzo.

Non vi sono tracce certe del canale di derivazione delle acque dal torrente Viona, che alimentavano la rete del Terrazzo. Appare comunque probabile che la captazione avvenisse a quota 510 m. e che il percorso si svolgesse sulla destra del torrente (itinerario in parte seguito attualmente da una carrareccia) fino alla frazione Bornasco (Sala) scendendo poi, lungo il tracciato della moderna strada provinciale, in direzione della Bessa, che veniva raggiunta attraversando la soglia (artificiale ?) della morena Bornasco-Vermogno poco a monte della frazione Filippi (Zubiena)

All'interno della Bessa, il terreno dove ipoteticamente il canale avrebbe dovuto trovarsi (a monte delle vasche di accumulo) é stato fortemente rimaneggiato, ne consegue che il manufatto fu distrutto o interrato. Si può ragionevolmente supporre che la carrareccia di confine del Parco, adducente da nord al Centro Visite di Vermogno e la strada della Mezza Bessa occupino tratti dell'antica sede. L'interramento sicuramente interessò anche parti di canali di lavaggio data la presenza di conoidi antropici a valle di strade attualmente esistenti.

A causa della morfologia accidentata di porzioni di territorio situate alla base orientale della morena, é possibile che il suddetto canale percorresse in alcuni tratti il versante Olobbia (Ovest).

 

canale di lavaggio sul terrazzo superiore  

 

   canale allo sbocco nei conoidi antropici

 

Numerose sorgenti, molte delle quali ancora attive, altre interrate, sono sparse all'interno del Terrazzo e lungo i suoi margini e costituiscono, in molti casi, il “terminale” visibile dell’acqua che, infiltrandosi nei cumuli, percorre gli avvallamenti o si raccoglie in conche impermeabili. L’ottimo stato di conservazione delle protezioni in murature semicircolari o rettangolari in ciottoli con piani inclinati o gradini di accesso in quelle più profonde, testimonia della manutenzione accurata di cui furono oggetto fino ad epoca recente.

 

La presenza di massi erratici e l’affioramento di terreno morenico sui fianchi e sulla sommità dei cumuli dimostrano come questi ammassi di ciottoli poggino su una sequenza di dossi e conche e non su terreno pianeggiante, la loro reale consistenza andrebbe quindi fortemente ridimensionata rispetto alle stime inizialmente proposte. Il volume di 200 milioni di metri cubi indicato per il sedimento trattato appare inverosimile, dato che significherebbe uno spessore medio del "placer" di oltre 40 m., che avrebbe teoricamente in molti punti travalicato la sommità della morena Bornasco-Vermogno delimitante a destra il Terrazzo. Una recente stima (Gianotti 1996) ne riduce la potenza ad un più credibile 10 m.

 

 

 Rete idrica  - canali  

 

 

la Bessa dopo la coltivazione del giacimento

(tavole da F.Gianotti)   

 

 Dal sito web della Bessa

 

http://www.bessa.it