Il conte Eugenio Brunetta d’Usseaux

Dimorando la più parte dell’anno a Parigi, divide col conte De Coubertin il compito non lieve di seguire le Olimpiadi Internazionali che emanano dal Comitato Internazionale Olimpico, il quale ha appunto la sua sede a Parigi. Commissario per l’Italia in seno al Comitato stesso porta quel coefficiente di attività che fa di noi italiani il più simpatico popolo, e riflesso di quell’attività è l’orgoglio per una gioventù italiana forte è il sentito amore patrio che il conte Brunetta scende a respirare nei brevi intervalli di riposo, al suo castello di Mazzè a Caluso (Piemonte). Quando nel 1904 alla 3 Olimpiade a Saint Louis si decretava all’Italia il turno della IV Olimpiade, egli vide in quell’avvenimento, a quattro anni di distanza tutto il beneficio che alla gioventù italiana sarebbe provenuto ospitando a superba tenzone in uno stadio grandioso in Roma gli atleti di tutto il mondo. Senza che ai nostri ginnasti fosse imposta trasferta alcuna , senza che alcuno dei nostri atleti potesse trovarsi nell’impossibilità finanziaria di recarsi lontano per misurarsi con gli atleti delle più forti nazioni, ecco la magnifica occasione per portare con un avvenimento mondiale in casa propria al più risoluto progresso la cultura degli sports tra la gioventù nostra. Quale maestoso esempio, quale utile esperienza per le nostre Federazioni. Intravide con senso pratico e nobile sentimento il Commissario d'Italia per i Giochi Olimpici Internazionali. Da ogni parte le risposte gli furono negative, nessuno osava presagire il progresso che da quattro anni a questa parte ebbe lo sport in Italia, nessuno arrischiò affrontare l'impresa. Lord Desborough fu quelli che raccolse in Atene, tutti i sogni del conte Brunetta e sulle nerburute spalle di quel vecchio atleta ripose il carico non lieve della IV Olimpiade. Che l'Italia dovesse aver la sua rappresentanza, fosse pur piccola, alle Olimpiadi di Londra fu il nuovo sogno del conte Brunetta. A lui note tutte le difficoltà d'organizzazione in Italia, a lui noti i differenti sports (per averli praticati quasi tutti ; le personalità più eminenti ed attive, chiamò a sè i più fidati amici, le più esperimentate competenze e costituiva un nocciolo di comitato che man mano andò estendendosi sino a rendersi la più compatta rappresentanza italiana di tutti gli sports. Pratico della scarsa consistenza finanziaria delle Società sportive in Italia nelle quali son rari i mecenati, egli seppe prevedere anche la circostanza della difficoltà prima, e concorse personalmente dove ritenne più perfetta l'organizzazione dove più fiducioso il successo della gara. Fece dono di Coppe per incitare in miglior modo ancora l'indecisione delle Società, seppe tenere informato il nostro giornale ("La Gazzetta dello Sport") in modo superiore permettendoci un'estesa opera di propaganda. Ora? Ora che il suo sogno sta per essere realizzato, ora che può dirsi orgoglioso di portare i fratelli della sua patria avanti all'amico Desborough che tanto ci apprezza e ci attende, ora non è detta ancor l'ultima parola. Il Consiglio dei ministri in questi giorni deve decidere se appoggiare questa iniziativa, se approvare il lavoro del Comitato Italiano con una sovvenzione degna della rappresentanza che questi ha stabilito; ora l'animo nobile di un italiano fedele e tenace nella sua volontà si ritrova, seppur perplesso e per la seconda volta attende che l'Italia gli sia madre riconoscente.